A forza di essere vento

Il progetto

A forza di essere vento - Fabrizio De André

Musiche e letture per coro e orchestra sui temi di Faber
Un progetto di Giuseppe Tirelli

regia di Claudio De Maglio

con Don Andrea Gallo e Don Pierluigi Di Piazza

presenta Claudio Agostoni (Radio Popolare)

Un evento davvero speciale: parole e musica per un domani “A forza di essere vento” con le poesie di Fabrizio De Andrè. La sala polifunzionale “Luigi Petris” del Centro “E. Balducci” in cui si è svolto lo spettacolo non è riuscita a contenere le oltre cinquecento persone che sono convenute. La vicinanza fra coro, attori, cantanti, musicisti ha favorito un coinvolgimento diretto con emozioni e risonanze del tutto particolari. Le elaborazioni musicali, le armonizzazioni e gli adattamenti delle canzoni di Daniele Zanettovich, Renato Miani e Valter Sivilotti hanno favorito la comprensione dei messaggi, in particolare quelle riferite alla ricerca di quale Dio, all’attualità dei dieci comandamenti, alla tenerezza con cui si rivolge a Maria di Nazareth, donna, madre per fede in mezzo a tutte le donne del pianeta. Non si è trattato di uno spettacolo a cui tanta gente ha assistito, bensì a un coinvolgimento culturale e artistico ricco di emozioni e di riflessioni che ha lasciato nel cuore dei presenti un messaggio da portare nella vita di ogni giorno.

Il pubblico entusiasta ha applaudito ininterrottamente i protagonisti come in un abbraccio simbolico per la grande professionalità, l’ottima esecuzione e l’elegante interpretazione dei brani presentati. Un doveroso grazie a al Coro “Le Colone” associazione capofila del progetto, al “Coro Sine Tempore” di Gonars, guidato dal maestro Giorgio Cozzutti., agli attori Claudio de Maglio, Giuliano Bonanni e Chiara Donada, al danzatore Luca Zampar; a dare corpo e colore alle splendide pagine di De Andrè le voci soliste di Cristina Mauro, Emanuela Mattiussi ed Elena Zuliani; alle esecuzioni del “Quartetto Pezzè” (Francesco Comisso e Lucia Clonfero al violino, Elena Allegretto alla viola e Mara Grion al violoncello) insieme a Giovanni Maier al contrabbasso, Sebastiano Zorza alla fisarmonica e Gabriele Rampogna alle percussioni. L’insieme è stato diretto dal maestro Giuseppe Tirelli.

Il Centro “Balducci” continua così la sua esperienza di accoglienza di persone straniere e di promozione culturale. Dall’ospitalità al Dalai Lama l’undici settembre dello scorso anno e dalla dedica della sala a mons. Luigi Petris sono stati tanti gli eventi culturali accolti, come tante sono le persone ospitate: l’intreccio tra queste due dimensioni costituisce l’esperienza e l’impegno a continuarla del Centro “E. Balducci” di Zugliano.

Il progetto su Fabrizio De Andrè vede la partecipazione dei compositori M° Daniele Zanettovich e Renato Miani, insegnanti di composizione presso il Conservatorio “J. Tomadini” di Udine, e di Valter Sivillotti.

La drammatizzazione viene curata da Claudio de Maglio direttore della Civica Accademia “Nico Pepe” di Udine e prevede la partecipazione diretta della fondazione “De Andrè” di Genova.

Il logo e il progetto grafico viene curato da Francesco Tullio Altan vignettista del quotidiano Repubblica e del settimanale l’Espresso.

Nel 2011 il Coro le colone viene chiamato per essere ospitato nella terra natia di “Faber”, il 6-7-8 Novembre al  Teatro “Modena” di Genova, ma causa le devastanti alluvioni che hanno colpito la città la rappresentazione viene spostata all’ anno successivo, il 23-24-25  Aprile, con la presentazione di don Andrea Gallo e Dori Ghezzi.

La fotogallery

"Parole e musica per un domani”
Vivo ricordo di Fabrizio De André e don Andrea Gallo

In direzione ostinata e contraria
Zugliano, 10/01/2016 – Centro E. Balducci

Fabrizio De André

Per soli, coro e orchestra

Adattamenti e arrangiamenti:   Daniele Zanettovich – Renato Miani – Valter Sivilotti

Coordinamento e regia: Giuliano Bonanni

Letture: Giuliano Bonanni – Chiara Donada

Coro: Associazione culturale “Le Colone” di Castions di Strada

 

QUARTETTO D’ARCHI:

Violino: Nicola Mansutti

Violino: Anna Apollonio

Viola: Elena Allegretto

Violoncello: Mara Grion

 

Contrabbasso: Fabio Serafini

Fisarmonica: Sebastiano Zorza

Percussioni: Giacomo Salvadori – Francesco Tirelli

Voci soliste: Cristina Mauro- Emanuela Mattiussi – Francesco Tirelli – Martina Gorasso – Silvia Danielis

Direttore: Giuseppe Tirelli

Il libro

Faber e Don Gallo: diario per immagini di Luca d’Agostino

di Nicola Cossar (Messaggero Veneto, 15/09/2013)

POZZUOLO. C’è stata, tanti anni fa, una serata in cui le nostre giovani strade hanno incontrato quella del mito fatta persona. Non dimenticheremo mai il magico dopo-concerto al Carnera sospeso fra l’amicizia e Le nuvole della poesia in musica in compagnia di Fabrizio De Andrè, il Maestro. Fu un happening di sentimenti, di domande impazienti e di risposte sagge e implacabili, lampi di un affetto che legava in modo ostinato l’urgenza di vita di Faber e una piccola delegazione del popolo che si riconosceva nel sentire del poeta, nella potenza della sua parola, nell’armonico e quasi ieratico suono di una voce senza tempo.

Ne uscimmo tutti con un seme nel cuore. Se lo ami, il seme dà frutti copiosi. E Luca d’Agostino, fotografo di anime musicali d’ogni dove, quel seme se l’è tenuto ben stretto e l’ha piantato nel suo cammino, nel suo lavoro, nel suo essere solare e fiero, sempre nutrito dalla musica e dalla poesia. Altre stagioni sono fiorite e l’albero di Faber non si è spento con il Capitano, anzi è divenuto più forte per donare ombra e rifugio ai cuori smarriti fra le derive di questo sfocato millennio.

Così, Luca ha seguito sempre con particolare attenzione ogni iniziativa dedicata al Maestro. Anche quella nata da un altro cuore generoso quanto instancabile e musicale: Giuseppe Tirelli. Bepi di Morteàn aveva ideato uno spettacolo – che ha debuttato nel 2009 – in cui il Friuli rendeva omaggio a De André reinterpretandone un pugno di canzoni immortali in marilenghe. Luca storse il naso, noi storcemmo il naso, ne scrivemmo male.

Fine? No, Tirelli non abiurò la propria fede e ci spiegò, con affettuosa insistenza, il senso del tradurre e del tradire, il senso dell’universale che attraverso le lingue si fa particolare per poi ridiventare universale. Ci spiegò che tra gli ultimi di Turoldo e quelli di Faber non c’è poi differenza. Ci disse soprattutto che quello spettacolo – A forza di essere vento – con tanti bei talenti giovani di casa nostra, era una carezza filiale al Maestro, era un gesto d’amore in un mondo ormai smemorato.

Non fu folgorazione, fu una nuova e crescente consapevolezza a far mutare il vento, a gonfiare le vele verso altri lidi di umanità autentica. E Luca è divenuto testimone del cammino di questo progetto, lo ha raccontato da par suo in tutti i colori del bianco e nero e ora – con la complicità di Tirelli e della sua tribù musicale – ce lo regala in un bel libro fotografico che sarà presentato oggi, alle 11.45, al centro Balducci di Zugliano nell’ambito della due giorni di iniziative che don Pierluigi Di Piazza ha predisposto per ricordare un altro grande, «un prete da marciapiede» che ha sempre camminato con gli ultimi: don Andrea Gallo, genovese come suo fratello Fabrizio.

E se l’albero si riconosce dai frutti, allora diciamo che l’albero del Capitano qui cresce rigoglioso, perché adesso a Zugliano gli amici genovesi di don Gallo ne vedono i frutti: dopo lo spettacolo che don Gallo tanto amava, A forza di essere vento, andato nuovamente in scena ieri sera, oggi potranno partecipare alla presentazione del libro di Luca e nel contempo ascoltare i giovani del Laboratorio musicale sperimentale che ci regaleranno il loro De Andrè tra la videoproiezione delle foto e parole di amicizia fra amici.

È facile essere amici dei potenti, è una sfida nell’ombra esserlo degli ultimi. Don Gallo lo ha testimoniato fino all’ultimo respiro. «Lo insegnava vivendo. Lo abbiamo capito bene quando siamo andati con lo spettacolo proprio nella sua Genova – ricorda d’Agostino -. Una straordinaria esperienza umana: il diario per immagini di quel viaggio ora è racchiuso nel libro assieme agli scatti del concerto di Porto Buso. Due mari diversi, una sola rotta che porta all’uomo, ai suoi bisogni, capace di dare voce a chi non ce l’ha, a dargli quel nome che spesso gli viene negato: amico».

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